Cales

PANORANA AZZURRO ARCELa città è individuata in località Calvi Vecchia nell’attuale territorio del comune di Calvi Risorta che però sorge più a monte, alle pendici occidentali del Montemaggiore. La tradizione attribuisce la fondazione della città all’argonauta Calai, figlio di Borea ed Oritia.Le fonti attribuiscono la città al popolo degli Ausoni (Livio, VIII, 16). Le più antiche tracce di frequentazione dell’area risalgono già al paleolitico medio e superiore come attestano i rinvenimenti di punte e lame di selce sul versante settentrionale e nell’area centrale del Montemaggiore. La fase eneolitica è documentata invece soprattutto dai rinvenimenti, sporadici e di superficie, di reperti litici e ceramica d’impasto. Esistevano insediamenti sparsi nel territorio già nell’età del Ferro. Questa fase è documentata da fondi di capanne a forma circolare con materiali databili tra il VII e VI sec. a.C., messi in luce in località San Casto Vecchio e, durante la realizzazione dell’autostrada Roma-Napoli, nella parte centrale del pianoro tufaceo su cui si svilupperà la città romana. La fase orientalizzante è documentata essenzialmente dalle necropoli, che restituiscono l’immagine di un’aristocrazia di notevole ricchezza , che aveva contatti col mondo etrusco- laziale, l’ambiente capuano e magno greco, ma anche l’area medio-adriatica. Il nuovo abitato nasce per sinecismo dei vici sparsi nel pianoro intorno a spazi urbani pubblici. È forse nella seconda metà del V secolo a.C. che la città è circondata da mura in opera quadrata, in conseguenza dell’instabilità politica creata dall’avanzata dei Sanniti nella Campania interna.Nel 335 a.C. la città è conquistata dalle truppe romane guidate dal console Marco Valerio Corvo. L’anno seguente vi è dedotta la prima colonia di diritto latino della Campania. Ciò ebbe come conseguenza l’arrivo a Cales di 2500 uomini; dunque l’abitato preromano fu inglobato e ampliato, arrivando a occupare l’intero pianoro tufaceo, per un’estensione di circa 64 ettari. La città era punto nevralgico per il controllo da parte di Roma delle vie di accesso al Sannio ed al Lazio. Il III secolo a.C. è un periodo di grande prosperità per la città che diviene sede di una delle quattro questure istituite nel 276 a.C. dal Senato romano con giurisdizione sulla Campania e la Magna Grecia. In questa fase Cales emette moneta propria, d’argento e di bronzo con legenda Caleno. Inoltre era nota per la produzione di terrecotte figurate e ceramiche a vernice nera, per l’eccellente qualità del suo vino e delle sue acque e per la produzione di strumenti agricoli. Coinvolta nelle devastazioni delle guerre sannitiche e puniche nel 209 si rifiutò di fornire a Roma uomini e mezzi, per questo subì dure sanzioni. Nel 185/184 a.C. fu poi reintegrata con nuovi coloniper dare slancio alle sue attività economiche e militari. Dopo la guerra sociale Cales divenne Municipium. E proprio tra la fine del II sec. a.C. e la metà del I sec. a.C. sono costruiti importanti edifici pubblici: il Teatro, l’Anfiteatro e le Terme centrali. Nel V secolo divenne sede vescovile.TeatroN1 M0
Tra il IV e il V sec. a seguito di calamità naturali, invasioni barbariche, calo demografico la città si restrinse sull’arce, la parte più alta del pianoro.È ipotizzabile che il primo nucleo di Caleni si concentrasse intorno alla basilica paleocristiana di S. Casto. La città medievale distrutta dai Saraceni, fu ricostruita dal longobardo Atenolfo I, Gastaldo di Calvi e Conte di Capua. Ad Atenolfo si deve la costruzione nell’879 del primo castello della città. Struttura, molto probabilmente, in gran parte lignea che solo due anni dopo fu distrutta da un incendio. Nello stesso anno Landone, fratello di Atenolfo, riportò la città ad pristinum statum. All'epoca normanna Calvi fu possedimento di Riccardo, principe di Capua, che restituì alla città la sede episcopale. Per la sua posizione il castello di Calvi aveva una funzione di controllo sulla vecchia Via Latina, che ancora nel basso Medioevo assicurava la maggior parte dei collegamenti tra Roma e la Campania. Nella sua attuale struttura a pianta quadrata, con quattro torri angolari cilindriche con base a scarpa l’edificio si può certamente datare all’epoca aragonese. Le torri non sono piene nella loro parte inferiore, ma presentano varie finestrelle e feritoie dietro le quali trovavano forse posto i balestrieri e gli archibugieri. Era circondato da un ripido fossato. L’interno si sviluppava su due piani e gli ambienti erano disposti intorno ad un cortile centrale. I lavori di restauro hanno confermato l’ipotesi che l’ingresso originario era a Sud-Est, dove restano tracce del probabile ponte levatoio.