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Trekking Urbano Calvi Risorta

Trekking Urbano

TREKKING URBANO 16 LUGLIO 2018

Scopriamo e riscopriamo i luoghi della Calvi che il R.D. n°1078 del 14 dicembre 1862 autorizzò ad assumere la denominazione di Calvi Risorta.

È stato il nostro primo trekking urbano perché non abbiamo voluto abbandonare la vocazione della Rete Archeocales che è essenzialmente quella di far conoscere il territorio che abitiamo e, poiché il sito antico è ancora oggi non percorribile, quale migliore opportunità se non quella di ritrovarci a percorrere strade e stradine, visitare i luoghi di culto, i borghi più antichi e i tanti reimpieghi e riusi di materiali antichi in costruzioni più recenti.

Siamo partiti dal Largo dei Platani per giungere alla Chiesa Vecchia, dove iniziò il culto di S. Nicandro intorno all’anno 10Trekking Urbano Calvi Risorta luglio 2018 00, introdotto dai monaci basiliani. La data d'inizio del culto la leggiamo su una pittura del Santo sull'arcata della porta centrale, anno 1106. Con le invasioni barbariche, intorno all'anno Mille, nel territorio di Calvi si crearono tre insediamenti distinti da parte di profughi che, a causa delle scorrerie dei pirati saraceni lungo le coste del Tirreno, furono costretti a rifugiarsi nell'entroterra: Martini di Visciano, Via delle Vigne a Zuni e Via Zitiello a Petrulo. Questi nuovi insediamenti ebbero un unico luogo di culto in questa di San Nicandro (la Chiesa Vecchia) fino al 1500.

Abbiamo raggiunto la splendida piazza Umberto I a Zuni dove svetta la chiesa dedicata a S. Nicola, la cui prima edificazione è del 1623. Essa fu costruita come cappella patrizia dal Barone dott. Luigi Zona, poi, grazie al vescovo De Silva, il 16 ottobre 1695, diventò parrocchia e luogo di culto della congrega di S. Nicola, riconosciuta ufficialmente il 29 giugno 1776 dal re Ferdinando di Borbone. Abbiamo attraversato il cortile ed il viale del Palazzo Baronale di Calvi Risorta. Nel rispetto della dovuta riservatezza per chi ancora lo abita, non abbiamo fatto riprese video e fotografiche. La Signora, Baronessa Angela, ha affidato ad un bambino, Francesco, già cultore appassionato della storia calena, un messaggio per noi visitatori che vogliamo proporvi.  Usando il periodare della favola, Francesco ci ha letto la storia del Palazzo e il saluto della Signora Angela.

A Lei i nostri ringraziamenti.

Dalla grande piazza Umberto I, per scendere più a valle, abbiamo percorso la via Duca degli Abruzzi, fiancheggiata da costruzioni che in parte conservano l’antica facciata e sulle cui pareti perimetrali sono visibili reperti riutilizzati dell’area archeologica, particolarmente interessante la serie di arcate esterne delle abitazioni, opera del dopoguerra del mastro muratore Antonio Capuano, detto “Carrafone”.

Ecco che incontP1080537003riamo le mura esterne del Convento dei PP Passionisti. Quando nel 1756 fu eletto vescovo mons. Zurlo egli ampliò il seminario sull’arce e abbellì la cattedrale, ma proprio durante il suo episcopato si cominciò a parlare della fondazione di un nuovo seminario, dalle cronache risulta che si concedeva ai seminaristi di trascorrere le vacanze estive a Pignataro per motivi igienico-sanitari; insomma, poiché nel vicino torrente veniva effettuata la macerazione della canapa che rendeva l’acqua infetta e con pericolo di malaria, i giovani venivano tenuti lontani da questo pericolo.
Una volta edificato l’edificio, i seminaristi vi sarebbero stati trasferiti definitivamente sia per l’estate che per l’inverno.


Fu così che sorse questo edificio, su un’area di modeste proporzioni rispetto a quella attualmente occupata, il barone Luigi Zona donò parte del terreno, il popolo caleno contribuì con 660 ducati e iniziò la costruzione nel 1757.
I lavori continuarono a rilento sia per la nomina dello Zurlo all’arcivescovado di Napoli e per la conseguente lunga vacanza della sede calena, sia per i disordini della Rivoluzione Partenopea e per l’anticlericalismo del regno Bonapartiano e Murattiano. Edificata interamente era solo la fronte verso mezzogiorno.
Nel 1860 fu ampliato dal cardinale D’Avanzo perché nel 1818 la Diocesi di Teano era stata aggregata a quella di Calvi, e nel 1896 fu completato da mons. Giordano, anche perché il barone Girolamo Zona cedette l’intero fondo. Poi, con la guerra e la chiamata alle armi dei seminaristi, iniziò la sua decadenza, finché non arrivò a Calvi Padre Bernardino e i Passionisti, dopo lunghe trattative coi vescovi Licata e Migliore, acquistarono lo stabile ormai fatiscente e aprirono la scuola apostolica.
La scuola apostolica ha ospitato dal 1926 al 1993 il seminario più di mille studenti favorendo non poco l’economia locale.
Nel 1943 ha custodito i libri della Biblioteca Nazionale di Napoli, della Biblioteca dei Girolamini e della collezione privata di Benedetto Croce, arrivarono in questo istituto 871 involucri di legno.
Il Seminario nella sua a storia è protagonista di eventi lieti ma anche tristi e luttuosi. La II Guerra Mondiale non lo risparmia e nel bombardamento del 9 ottobre 19P108054000443 cade il P. Carmine Pitocchi, nativo di Calvi Risorta e nella vicina Bellona (CE) cadono per rappresaglia P. Remigio, Fra Gerardo e l’alunno passionista Gennaro Filaccio, tutti bellonesi con altre 51 persone innocenti. Nella cava ove vengono trucidati viene eretto a ricordo un mausoleo-ossario.
I danni bellici vengono riparati e nel dicembre del 1949, il Superiore Generale dei Passionisti, P. Alberto Deane, argentino, si porta a Calvi e nell’osservare, compiaciuto, l’imponente struttura esclama “Questo alunnato, terminati i lavori, sarà il più bello di tutta Europa “. L’ottimo lavoro ed i lusinghieri risultati ottenuti dal Seminario/Scuola Apostolica ricevono pubblico riconoscimento il 5 luglio 1958 allorché il Presidente della Repubblica, su proposta del Ministro della Pubblica Istruzione, conferisce allo stesso la Medaglia d’Oro.
Il terremoto del 23 novembre 1980 danneggia anche il Seminario che viene dichiarato inagibile e gli alunni sono tutti trasferiti in altri Seminari e da allora lo stesso non ospita più alunni passionisti.
Pare che questa imponente struttura sia in avanzata fase di vendita con la clausola per l’acquirente di svolgervi al suo interno attività sociali.
La nostra passeggiata, per raggiungere Visciano è proseguita per via Roma, quindi per via Nazionale.

Visciano è uno dei nuclei più antichi di Calvi Risorta.
Tra il 1200 e il 1300, precisamente nel 1270, un documento della cancelleria angioina sull’attribuzione della Contea di Calvi, ci informa della presenza di un certo Nicolaus Martinus de Calvo, un guardaboschi, il cui cognome, Martino, è la prova che questo casato apparteneva al primo nucleo abitato dei “Martini”, un borgo in altura, nella zona pedemontana.
La storia dei primi insediamenti abitativi del nostro paese è un susseguirsi di spostamenti, dalle valli ai colli e viceversa, evidentemente dovuti a motivi di opportunità: fenomeni atmosferici quali terremoti o alluvioni ma anche devastazioni e scorrerie di briganti e predatori. Dunque insieme alla primaria occupazione della zona alta, si cominciò a popolare anche questa zona e il contado assume il nome di Bisciano. L’origine di questo toponimo risponde a diverse ipotesi secondo quanto ci dice in un manoscritto mons. Capece Zurlo vescovo di Calvi del 1771.
Forse Bisciano viene da Biscanto, luogo ombroso, boscoso, nascosto, così come affermava anche il dott. Ricca di Sparanise.
Forse Bisciano deriva da Biscia, Biscione, pare che qui fu trovato un gran serpente. Si sa che la zona era infestata da questi animali tanto che si ritrovano anche nell’emblema della città.
Una terza ipotesi, ed è quella che preferiamo, dalla parola BISCA, pare che Calvi abbracciasse con le sue mura questo luogo che somigliava ad una Piazza di Giuoco, e Bisca significa, appunto, luogo ove si tiene giuoco pubblico. Perché la preferiamo? Perché abbiamo sempre considerato i Viscianiegli un po’ libertini e amanti della bella vita. Fino agli anni ’80 la piazzetta a cui si è dato il nome di Largo Benedetto D’Innocenzo ospitava ben tre Bar, e tutti e tre, per anni, hanno goduto ottima salute!
Dobbiamo giungere alla fine del ‘700 perché Bisciano muti in Visciano, cioè la trasformazione della B in V, un fenomeno che in fonologia è chiamato sonorizzazione.
Sempre mons. Zurlo ci informa che in Visciano c’erano “vaghi giardini e spaziosi arbusti d’attorno” che producevano in abbondanza quel famoso vino caleno, da molti scrittori classici menzionato, riferisce inoltre della produzione di olio e della fertilità della terra che viene coltivata in proprio o in affitto. Scrive anche che vi erano “buoni edifizi” fra i quali il palazzo del primicerio Casto Zona e del Canonico Agostino Zona. Un Vico, il più importante, probabilmente è il Vico Trivio, era lastricato delle stesse selci della via Latina.,
Lungo via Nazionale, incastonati nel tufo, ancora oggi si vedono dei triglifi, delle laste utilizzate come trabeazione con fregi floreali e taurini.
Ciò che rende più interessante scoprire i riusi sono le epigrafi, sparse un po’ in tutto il paese. Esse sono una fonte indispensabile per capire qual è stata la nostra storia.
L’epigrafe che una volta era incastonata sul muro esterno di un palazzo di via Nazionale, appartenuto ai Mandara, ma della quale non conosciamo più la sorte, riporta un elenco di uomini della famiglia Vitrasia (nomen gentilicium molto comune a Cales) insieme ad altri nomi quali Curti, Clodi, Marsi che, probabilmente, tutti insieme, dedicano alla Dea Bona qualche opera in segno di devozione. Sulla stessa epigrafe l’espressione Apollonius Vitrasi – Praefectus Oppidi- documenta per la prima volta la presenza di una magistratura in Cales, colonia romana.
Di essa, l’Abate Mattia Zona, nella sua Calvi antica e moderna, 1820, dice:

Proprio sopra questa epigrafe, ancora oggi, vi è una targa del 1935, essa ricorda le sanzioni economiche deliberate dalla Società delle Nazioni contro l'Italia in risposta all'attacco contro l'Etiopia che portò alla conseguente guerra d'Etiopia. Le sanzioni rimasero in vigore dal 18 novembre 1935 sino al 14 luglio 1936.
Dopo aver attraversato la piazza, giungiamo al sagrato della Chiesa di S. Silvestro, essa è in stile barocco. La facciata è stata risistemata nel 2008 con un progetto che l’ha riportata all’originale semplicità. Durante i lavori di restauro sono state ritrovate le pietre originali del portale e una pietra commemorativa che ricorda l’inaugurazione della prima chiesa di Visciano di Calvi Risorta, risalente all’anno 1656. Strutturata con un impianto a croce latina, la chiesa è dotata di un’ampia navata centrale e due piccole navate laterali. Sull’altare principale, nell’abside, domina un crocifisso di recente acquisizione mentre nel transetto, sono posizionati gli altari con le statue di San Silvestro (a destra) e di Maria Santissima delle Grazie (a sinistra), entrambi patroni della Comunità. Appena dopo la porta d’ingresso, oltre al coro rialzato, nella navata destra, si può ammirare un crocifisso ligneo di buona fattura, realizzato, negli anni Ottanta del '900, da un abile artigiano trentino.
Al termine di questo percorso, con un accogliente apericena alla Piccola Libreria, ci diamo appuntamento alla prossima passeggiata urbana.